La costante e la relatività
in psicoterapia

Introduzione
Abbiamo scelto di aprire questa nostra trattazione con alcune riflessioni sul concetto di guarigione, tema inserito anche nel titolo del libro, perché ci è sembrato importante soffermarci sulla direzione, su dove andiamo in generale con un percorso terapeutico, tenendo sempre presente però, che la stella polare, l’obiettivo specifico lo indicano di volta in volta le persone da noi seguite.
Ci siamo poi spostati sui concetti di relatività e di costante e sulla loro relazione,
prendendo spunti dalla teoria della scienza, e proponendo in psicoterapia una impostazione
che considera come costante la modalità di essere rogersiana arricchita, a livello
clinico, da una visione sistemica e come relatività, non come relativismo, tutti
gli spunti e gli strumenti propri dei mondi degli altri approcci, laddove rispettano e
non contraddicono la costante.
Tutto ciò è frutto da un lato della estrapolazione dalla nostra esperienza pratica
clinica, dall’altro del confronto continuo con colleghi di vari approcci in una supervisione
tra pari.
Questo il “Corpo teorico” del libro.
Nel “Corpo pratico”, ad esemplificazione e supporto della parte teoretica, vengono
riportate situazioni cliniche da noi seguite sia con registrazioni di sedute, con
brevi storie iniziali fino alla seduta registrata, sia con punti di vista della/e persona/e
a conclusione di percorsi di psicoterapia, punti di vista intorno a se stessi, alla loro
storia, ma soprattutto alla storia della terapia, ai cambiamenti da loro percepiti nonché
alle caratteristiche del processo terapeutico.
Ciò è stato realizzato utilizzando l’Intervista sul Cambiamento Terapeutico di Robert
Elliott nell’adattamento italiano di Santo Di Nuovo (2005) e un “QuestionarioIntervista
sull’esperito in psicoterapia” messo a punto da M. Mirella D’Ippolito, di
formazione junghiana e rogersiana, e condiviso dalle altre autrici, dall’amico professor
Bruno Callieri, con il professor Santo Di Nuovo, dal dottor Rocco Mondello e dalla
dottoressa Valeria Vaccari. Tale Questionario riflette e articola l’impostazione teorica
presentata ed ha caratteristiche qualitative, ma può essere utilizzato anche per studi
quantitativi possedendo una scala Likert.
L’Intervista e il Questionario sono stati utilizzati da Lilia Palmiotti, di formazione
psicodinamica, nel suo capitolo su tre persone da lei seguite. In tale capitolo Palmiotti
ascolta la sua esperienza con spunti di riflessione suggestivi.
Entrambi gli strumenti, riadattati nella versione per le famiglie (ossia con una versione
al plurale che considera la famiglia come entità sistemica unica e dove eventuali
differenziazioni da parte dei singoli membri possono essere evidenziate) sono stati
utilizzati da Vita Solaro, di formazione sistemico-relazionale, nel suo capitolo su cinque
terapie familiari condotte insieme a D’Ippolito. Dopo il capitolo della Solaro si
parla della storia di Lochi, un bimbo down mediano di cinque fratelli, per il quale è
stata effettuata una terapia familiare sempre insieme a D’Ippolito ed intorno al quale
si è già parlato nel libro di M. Rosa Pizzamiglio (2003). A chiusura di questa storia si
riportano le impressioni libere sulla terapia da parte della famiglia a distanza di anni.
Impressioni libere su un’altra terapia familiare seguita da Palmiotti e D’Ippolito,
nonché brevi cenni, insieme a frasi regalate, relativi ad un’altra storia familiare seguita
dalle stesse terapeute, sono in un altro breve capitolo della Palmiotti.
Seguono tre brevi storie prima di una seduta registrata, trattate da D’Ippolito, sedute
registrate dove si propongono esempi di danza tra costante e relatività in relazione
a un compito dato, un role play e un percorso individuale dopo un percorso
familiare rogersiano e sistemico integrato. Nelle sedute registrate la risposta “Hmm”
della terapeuta rappresenta un’espressione positiva di attenzione e di accompagnamento,
e in esse manca necessariamente tutto il non-verbale della relazione, anche
se a nostro avviso (e ciò può essere di riflessione per tutta la comunicazione attuale
nel mondo informatico) anche nella parola scritta c’è del non-verbale, per lo stesso
motivo per cui c’è differenza tra un testo di fisica e una poesia: tra le righe pulsano i
sentimenti. A chiusura di queste storie, ancora Intervista e Questionario esprimono
il punto di vista finale a distanza di anni delle tre persone seguite.
Anna Nazzarena Nardini, di formazione plurima ma soprattutto rogersiana, scrive
poi riportando molte frasi ricevute in regalo nella sua lunga storia clinica.
Segue un capitolo di D’Ippolito sulle situazioni di maggiore gravità dove si ipotizza
la necessità di una ortodossia in relazione alla costante che si è proposta nel
“Corpo teorico”. Tale capitolo parla di due persone con “psicosi schizofrenica a sintomi
positivi” da lei ancora seguite, insieme ad un trattamento farmacologico combinato
da parte di una psichiatria dal volto umano: di una viene appena accennato
per motivi di privacy, dell’altra si approfondisce di più e non è stata possibile una registrazione
per la paura che queste persone hanno delle registrazioni anche solo paventate.
In questo capitolo si tratta anche di due persone con “disturbo di personalità
borderline”, una seguita direttamente, una indirettamente da D’Ippolito. C’è poi la
storia di Saro, persona sofferente di “morbo di Crohn” e all’inizio del percorso con
una grave “depressione” concomitante, fino ad una seduta registrata di tipo “ortodosso”
e una “fotografia” sulla situazione attuale.
Chiude un capitolo di Nardini con l’Intervista e il Questionario sui vissuti della
terapia, a distanza di molti anni, da parte di Saturnia, una donna già affetta da “psicosi
schizofrenica a sintomi positivi” e che ha raggiunto la guarigione: di ella, in una storia
vera raccontata, ha parlato D’Ippolito in “Vincere Barbablù”. Dopo lunghe difficoltà
con altre situazioni terapeutiche, è stata magistralmente seguita dalla Nardini con una
psicoterapia “ortodossa” secondo l’accezione di questo libro, in concomitanza ad
un trattamento ben gestito da altri con la psicofarmacologia.
In appendice viene riportato il “Questionario-Intervista sull’esperito in psicoterapia”
in versione integrale sia individuale che per le famiglie, e vengono riportati alcuni
esempi di “spunti teorici o spunti universalmente umani” (un punto del
Questionario) spesso utilizzati da D’Ippolito.
Ci auguriamo che questo nostro libro nella parte teorica e nella aneddotica clinica
possa rappresentare anche fonte di discussione critica fra professionisti.
È impossibile ringraziare singolarmente tutte le persone che ci sono state vicino
negli anni sia personalmente che professionalmente. Un grazie particolare però a
Santo Di Nuovo che ci ha seguito molto attentamente dalla lontana-vicina Catania
e per la sua preziosissima postfazione offertaci, ad Alberto Zucconi per tutto quello
che ha fatto e fa da anni per la diffusione dell’Approccio Centrato sulla Persona e
un grazie profondo a Bruno Callieri per la sua meravigliosa prefazione regalataci e
per essere come è.